Furore
Furore
Christophe Rousset / Les Talens Lyriques
DISC OF THE MONTH
Joyce DiDonato is a mezzo who seemingly can do no wrong, an image she glowingly sustains with this superb Handel collection, her first solo disc.
Though her singing is unquestionably the main thing here, praise is also in order for her selections, a group of arias expressing rage and other emotions of characters in distress. From Serse, for instance, we get not “Ombra mai fu” but the fulminations of “Crude fure degl’orridi abissi”, which, with itsvivid declamation, flawless coloratura and riveting intensity, sets the tone for the stunning vocalism to come.
The voice, luscious and resonant, has ample weight without ever sounding heavy, and the timbre itself has an inherent element of excitement. There is a gutsiness to DiDonato’s sound lacking from that of most mezzos in this repertoire. Indeed, random comparisons with others reveal that her accounts are invariably the more highly charged, her her singing never lacks discipline.
I can’t remember the last time I enjoyed a solo Handel disc this much.
– George Loomis, Opera, February, 2009
This new recital disc of Handel arias finds mezzo-soprano Joyce DiDonato singing with the technical bravura and expressive lucidity of a great interpreter.
The theme is simple: DiDonato has culled the operas, including “Teseo,” “Hercules,” “Ariodante” and more, for a variety of mad scenes, from blazing displays of vindictive rage to puddles of near-catatonic grief. The revelation is what a powerful range of emotions can be conjured up merely by sending a character around the bend mentally, and DiDonato – now unleashing cascades of note-perfect coloratura, now shaping a lyrical melody with heart-stopping tenderness – brings a wealth of dramatic potency and musical color to the proceedings.
– Joshua Kosman, San Francisco Chronicle, February, 2009
La stessa Joyce DiDonato, nelle poche righe introduttive a questo suo nouvo CD, intende confermarlo e scrive che i personaggi scherniti, traditi e abbandonati, per questo in preda al furore (il titolo stesso della compilation), altro non sono che vittime di se stessi e delle loro emozioni; si arrovellano caricandosi di ira vendicativa, salvo poi, nel corso di una stessa aria, lasciarsi andara a momenti di sconforto che regolano la cifra della loro vulnerabilità, “perfetto specchio – è la cantante stessa a scriverlo – dei labirinti dell’animo umano“. In tal senso questa nuova cifra stilistica di concepire il belcanto händeliano ha oggi diverse e più o meno apprezzate madrine (la più nota è ovviamente Cecilia Bartoli) che sostanziano il canto händeliano di rinnovata linfa espressiva, rendendolo più attuale, lasciandosi alle spalle esempi fino a poco tempo fa ritenuti intoccabili.
Chi avrebbe mai detto, infatti, che ascoltando oggi la Joyce DiDonato il suo Händel potesse apparire forse meno sontuoso e belcantisticamente rigoglios rispetto a quello “barocchissimo” di Marilyn Horne, eppure maggiormente rifinito nella tornitura deglie accenti e nei colori che ne fanno uno strumento di pura teatralità; forse meno inebriante sul piano della pura bellezza dei suoni e della timbratura dei medesimi, ma articolato con più anima e con ragioni espressive che fanno della DiDonato una delle campionesse odierne del modo di eseguire modernamente questo repertorio.
La voce, miracolosamente espressiva, ha un controllo della linea su tutta la gamma, con acuti pieni e penetranti ed accenti che sanno dare espressione ai sensi di gelosia e vendetta cha animano l’ossessione di rivincita di Medea, pronta a scatenare tutte le sue arti magiche contro Teseo che non corrisponde il suo amore e che, pertano, la maga intende punire.
Lo fa in arie in cui ai toni confidenziali si alternano le accensioni di recitative accompagnati di forte impatto … vero biglietto da visita di una cantante dalla tecnica ferratissima, che nelle agilità del registro grave antepone all’imperiosità (si ascoli “Crude furie degl’orridi abissi” da Serse “Hence, Iris hence away” da Semele) l’accento nervoso che si ritrova nel travolgente rilievo donato alle pagine di Deganira da Hercules (sopratutto nell’articolazione tesa, quasi indemoniata, donata all magnifica scena “Where shall I fly?”) e nei virtuosismi brillanti, nettissimi e fluidi di “Sorge nell’alma mia”, aria di Tirinto da Imeneo, “Gelosia spietata Aletto”, aria di Alceste da Admeto e “Desterò dall’empia Dita”, aria di Melissa da Amadigi.
Vi sono poi altre scene in cui la DiDonato giganteggia, quella da Giulio Cesare, con l’aria di Sesto “L’angue offeso mai riposa”, e quella da Admeto, con la struggente scena iniiziale del protagonista, scritta per il castrato Senesino, campione nello stile aulico e nel rilievo che sapeva donare a recitativi senza farli sembrare elementi di puro collgamento fra un’aria e l’altra.
Segno che il cantate articolato in ogni sillaba e mobilissimo della DiDonato si carica di una emozionalità asciutta ma non priva di involi eleganti, inghirlandata da fioriture e, cosa assai rara oggi, anche da ottimi trilli. Altro vertice del Cd, destinato certo ad imporsi fra i migliori recital händeliani incisi negli ultimi anni, è la magnifica aria di Ariodante, “Scherza infida”, in cui l’abbandono doloroso del protgonista si carica di una liricità attraversata da accenti febbrili che spesso innervano una vocalità che non conosce abbandoni esangui fini e se stessi, ma riesce appunto a donare al lirismo una palpito valorizzato al meglio dal complesso barocco Les Talens Lyriques e dal suo direttore Christophe Rousset, che le offrono accompagnamenti strumentali così espressivi e vitali, talvolta pervasi da scansioni ritmiche accese e dinamicamente contrastate, da costituire un tutt’uno il talento e la fantasia espressiva di una cantante di indubbia classe e personalità, che in questo repertorio è ormai una vera regina.
– L’Opera, December, 2008
Fury is not a subject that many singers would choose for their first solo aria disc; it doesn’t exactly promise a relaxing listen. Plus, if you were looking to be noticed, Handel arias would perhaps not be the best choice in an anniversary year when CD reviewers’ desks are buckling under the weight of a thousand and one recordings of his works. However, American mezzo Joyce Didonato has scored a triumph with this performance which not only shows her phenomenal technical talent, but verily crackles with dramatic fire.
The arias are drawn from Serse, Teseo, Guilo Cesare, Admeto, Hercules, Semele, Imeneo, Ariodante, and Amadigi, so a comprehensive selection. They were recorded live with Christophe Rousset and Les Talens Lyriques at concert performances in April 2008 at Brussels’ Théâtre de la Monnaie. It needs to be said that this is no opportunistic anniversary recording; Handel’s music has featured strongly in Didonato’s onstage and recording career to date, including stage performances of the title roles of Alcina and Ariodante and a Barbican performance as Hercules’ wife which earned her a nomination for a Laurence Olivier Award. Didonato’s evident excitement for this music is evident in her note in the CD booklet, and the recording itself is stunning throughout.Technically, she can’t be bettered. Her legato is exceptionally smooth, particularly notably in Ariodante’s ”Scherza infida”, her colouratura is dazzling, her high notes perfect even in the heat of passion, and her dynamic range is a joy. It should go without saying that Didonato is a brilliant actress, as you don’t do a disc of mad scene arias if drama isn’t your forte, but it is still worth drawing attention to. Her portrayal of Dejanira’s grief at the supposed death of Hercules is achingly convincing, not to mention beautiful. When anger is the prevalent emotion things become particularly exciting; as Handel’s contemporary, William Congreve, once wrote, ”hell has no… fury like a woman scorned”, and Didonato spits venomous anger like there was no tomorrow. She doesn’t fall shy of lending an element of harshness – almost ugliness – to her voice for the odd phrase either. All in all, a marvellous solo album debut.
BBC, November 2008